L’ESPERIENZA ITALIANA NEL QUADRO EUROPEO DI VALIDAZIONE DELLE COMPETENZE NON FORMALI E INFORMALI
- Il 21/09/2018
Il tema della trasparenza e del riconoscimento delle competenze comunque e ovunque acquisite rientra tra le priorità individuate dall’Unione Europea nell’ambito della strategia del piano Europa 2020.
A Bruxelles la tematica è particolarmente sentita: riconoscere il ruolo dell’apprendimento non formale e informale significa valorizzare a 360 gradi le competenze dell’individuo e incentivare una maggiore dinamicità del mercato del lavoro (inclusa la mobilità internazionale), anche nel caso di quei soggetti che non abbiano acquisito diplomi o certificazioni rilasciate da enti istituzionali.
Un obiettivo chiave della raccomandazione del Consiglio del 2012[1] è che gli Stati membri cooperino sulle modalità nazionali di convalida entro il 2018, facendo in modo che tutti i cittadini possano vedersi riconosciuto quanto appreso nei contesti non formali e informali, opportunamente documentato così da poter essere poi validato e certificato.
In Italia il processo di riconoscimento delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non-formale e informale è stato sostanzialmente avviato con l’approvazione della Legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro, a cui è seguito il D. Lgs. 13/2013, con l’obiettivo di disegnare un insieme di regole comuni a tutte le istituzioni italiane competenti, superando in parte la frammentarietà imputabile alla quantità di soggetti istituzionali coinvolti nel rilascio delle certificazioni, in primis le regioni.
Tra le principali previsioni contenute nel decreto rientrano:
- l’articolazione della funzione di validazione e certificazione in tre fasi funzionali ben distinte (identificazione, validazione, certificazione);
- il rilascio di un libretto formativo;
- la definizione dei requisiti minimi per l’attestazione di qualificazioni e competenze;
- gli standard di sistema necessari ad assicurare ovunque servizi omogenei e di qualità;
- l’istituzione di un Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, che costituisce il quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze.
I primi risultati della riforma, seppur recente, non hanno tardato ad arrivare. Secondo un sondaggio svolto nel 2015 da ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), su un campione di 157 responsabili e operatori nell’ambito della validazione e 355 utenti, tra i benefici riconosciuti rientrano un impatto positivo sulle opportunità occupazionali (63,1% degli utenti) e sul consolidamento dei servizi di validazione e della creazione di partnership a livello nazionale e transnazionale (84,6% degli operatori).